Jair Bolsonaro: l'ex presidente brasiliano nega le accuse di colpo di stato

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha affermato di essere stato vittima di persecuzione politica da quando ha lasciato l’incarico poco più di un anno fa.

Ha detto a decine di migliaia di sostenitori a San Paolo che le accuse di colpo di stato contro di lui erano una “bugia”.

Ha anche chiesto l'amnistia per centinaia di suoi sostenitori condannati per attacchi a edifici pubblici.

La polizia sta indagando se Bolsonaro abbia istigato un fallito colpo di stato dopo aver perso le elezioni del 2022.

Parlando alla folla domenica nella più grande città del Brasile, l'ex presidente 68enne ha negato le accuse contro di lui e le ha descritte come motivate politicamente.

Ha detto che è ora di dimenticare il passato e lasciare che il Brasile vada avanti.

Ha anche usato il suo discorso per parlare delle imminenti elezioni presidenziali del 2026.

Una folla enorme vestita di giallo e verde, i colori della bandiera brasiliana, si è radunata per ascoltare il discorso di Bolsonaro. Coloro con cui ho parlato dicono che sono qui a manifestare per la libertà, soprattutto per la libertà di espressione.

Criticano ciò che vedono come una minaccia di mettere Bolsonaro in prigione per “aver espresso la sua opinione”.

Molti dei suoi sostenitori presenti alla manifestazione hanno ripetuto affermazioni infondate secondo cui le recenti elezioni sarebbero state truccate. Aveva chiesto loro di non portare manifesti che lo affermassero o criticassero istituzioni come la Corte Suprema.

Alexandre France, un direttore commerciale di 53 anni, ha detto alla BBC che molte persone si sono radunate per partecipare alla marcia perché “dobbiamo esprimere ciò che vogliamo per il nostro Paese”.

“Oggi tutti hanno paura della repressione. Quindi penso che siamo qui per mostrare i nostri volti. Vogliamo il Brasile per tutti, la libertà per tutti”, ha aggiunto.

Rogerio Morgado, ufficiale militare di 55 anni, era un altro partecipante alla manifestazione intervistato dalla BBC. “I politici brasiliani hanno paura della gente nelle strade, e questa è l’unica cosa di cui hanno paura”, ha detto.

Il discorso di Bolsonaro è attentamente monitorato dalle autorità per qualsiasi cosa possa essere vista come un'incitamento alle rivolte o un indebolimento del sistema elettorale.

Dopo aver perso le elezioni contro il candidato di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva, migliaia di suoi sostenitori hanno preso d'assalto gli edifici governativi nella capitale Brasilia – tra cui il palazzo presidenziale, la Corte Suprema e il Congresso – saccheggiando e vandalizzando gli edifici.

Da allora, tre alleati di Bolsonaro sono stati arrestati, così come il capo del suo partito politico.

La polizia li accusa di diffondere dubbi sul sistema elettorale, che è diventato un grido di battaglia per i suoi sostenitori.

Secondo la polizia questo aprirebbe la strada a un possibile colpo di stato. Ma quando non è riuscito a ottenere il sostegno delle forze armate, i suoi sostenitori frustrati hanno preso d’assalto il Congresso, l’edificio che ospita la Corte Suprema e il palazzo presidenziale, l’8 gennaio dello scorso anno.

Bolsonaro era negli Stati Uniti quando è avvenuto l’attacco al Congresso. È tornato in Brasile nel marzo 2023, dicendo che non aveva nulla da temere.

Rimane la figura più influente della destra nella politica brasiliana.